Lemillebolleblu
Il blog di Marianna Sansone dal 2007
venerdì 24 luglio 2015
Non mi piaceva viaggiare in auto
Poi ogni mezzo è valido per spostarsi, treni, aerei, navi, pattini, funicolari e anche le auto. Lo sto scoprendo durante questa Estate 2015.
Senza aria condizionata arrivi a destinazione spettinatissima.
Perché ci sono posti raggiungibili solo con quattro ruote qui, ci sono giorni in cui molli tutto, sconvolgi i programmi e in 40 minuti di macchina incroci uno specchio d'acqua mai visto, chiedi dove pagare il parcheggio e stai già nuotando con il sole che cala.
E non importa se non distingui una Opel Corsa da una Lamborghini, l'importante è andare.
30annozero non finisce mai.
Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo
L'incanto sarà godersi un po' la strada
Amore mio comunque vada
Fai le valigie
E chiudi le luci di casa
Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Non c'è niente di più vero
Di un miraggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale
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Chi ha detto
Che tutto quello che cerchiamo
Non è sul palmo di una mano
E che le stelle puoi guardarle
Solo da lontano
Ti aspetto
Dove la mia città scompare
E l'orizzonte è verticale
Ma nelle foto hai gli occhi rossi
E vieni male
Coraggio lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che sei ci pensi siamo solo di passaggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale
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In fondo è solo un mare di parole
E come un pesce puoi nuotare solamente
Quando le onde sono buone
E per quanto sia difficile spiegare
Non è importante dove
Conta solamente andare
Comunque vada
Per quanta strada ancora c'è da fare
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Buon viaggio
Che sia un'andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
E siamo solo di passaggio
Voglio godermi solo un po' la strada
Amore mio comunque vada
Buon viaggio
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giovedì 23 aprile 2015
30annozero, il giro del mondo per scoprire se stessi è un ebook
Un cerchio che si chiude, è uscito l'ebook edizioni Nativi Digitali di 30annozero, il nostro giro del mondo. www.30annozero.com
martedì 11 novembre 2014
Weekend a Matera! 29 e 30 novembre
Era in cima alla mia lista dei desideri da tempo ma non ci sono mai stata prima di ora: Matera. Certo non posso lamentarmi avendo fatto il giro del mondo (con 30annozero) quest'anno ma chi ama viaggiare lo sa. Non ne vedi mai abbastanza di mondo. Lo raccontavamo domenica scorsa a Rai3 Alle falde del Kilimangiaro.
E quindi dopo aver organizzato una tappa a Procida con Econote, ne abbiamo già pronta un'altra: Matera. Capitale della cultura nel 2019, patrimonio Unesco, i sassi, il buon cibo. Insomma non vedo l'ora di essere lì.
Qui tutti i dettagli per partecipare www.econote.it/matera
E quindi dopo aver organizzato una tappa a Procida con Econote, ne abbiamo già pronta un'altra: Matera. Capitale della cultura nel 2019, patrimonio Unesco, i sassi, il buon cibo. Insomma non vedo l'ora di essere lì.
Qui tutti i dettagli per partecipare www.econote.it/matera
giovedì 11 settembre 2014
Vi sembra tutto così semplice quando parlate di Napoli
Vi sembra tutto così semplice quando parlate di Napoli. Sapete già tutto senza aver mai messo un piede fra i vicoli. La sentite vicina? La sentite a portata di mano? Potreste riconoscere le facce di chi la abita raccontando la storia di ciascuno? E allora se non potete fare qualcosa per risolvere i problemi di questa città così complessa, tacete. Facit cchiù bella figura. Se invece siete andati via, imparate e miglioratevi, poi portate qui una pezza nuova per apparare una piccola cosa qua. Se siete qui rimboccatevi le maniche, dall'inutile De Magistris all'ultimo munnezzaro. Qualcosa che sia anche semplicemente ognuno il suo!
Perché se vi sembra così semplice e così chiaro tutto, se avete la risposta per qualsiasi scarrafone si muova qui, forse siete solo in poltrona a guardare la tv e c'entra poco o niente con la realtà.
Perché se vi sembra così semplice e così chiaro tutto, se avete la risposta per qualsiasi scarrafone si muova qui, forse siete solo in poltrona a guardare la tv e c'entra poco o niente con la realtà.
Che riguarda?
Attualità,
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riflessioni,
Società
martedì 29 aprile 2014
"Gaiola non sarai mai sola" sul Corriere del Mezzogiorno
L'ho scoperta da poco e l'adoro, la Gaiola. Il Parco Marino Sommerso della Gaiola è un pezzetto di mare con ricchezze archeologiche, paesaggistiche e di flora e fauna che da Posillipo scende fino alla costa.
Qui un mio articolo sul Corriere del Mezzogiorno:
Sono due gli isolotti che a pochi passi dalla costa di Posillipo – nel Golfo di Napoli – danno il nome al suggestivo Parco Sommerso della Gaiola. L’Area Marina Protetta ha una superficie di appena 41,6 ettari ed è un condensato di particolarità: vulcanologiche, biologiche e archeologiche. Gli ingredienti sono costoni rocciosi, caratteristico Tufo Giallo Napoletano, macchia mediterranea. Da uno dei punti più alti della città Posillipo si arriva - per gran parte percorrendo a piedi – al mare. Già questo può bastare ad esserne affascinati ma gli elementi in campo per gli amanti della natura sono moltissimi.
Qui un mio articolo sul Corriere del Mezzogiorno:
Sono due gli isolotti che a pochi passi dalla costa di Posillipo – nel Golfo di Napoli – danno il nome al suggestivo Parco Sommerso della Gaiola. L’Area Marina Protetta ha una superficie di appena 41,6 ettari ed è un condensato di particolarità: vulcanologiche, biologiche e archeologiche. Gli ingredienti sono costoni rocciosi, caratteristico Tufo Giallo Napoletano, macchia mediterranea. Da uno dei punti più alti della città Posillipo si arriva - per gran parte percorrendo a piedi – al mare. Già questo può bastare ad esserne affascinati ma gli elementi in campo per gli amanti della natura sono moltissimi.
mercoledì 28 agosto 2013
Anordestdiche
Grazie dell'ospitalità a questo sito per tutti i viaggiatori, anordestdiche, per "Cartolina da New York pulsante e sfaccettata".
Che riguarda?
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Viaggi
martedì 27 agosto 2013
America 2013 #7 Broadway. Scegli che spettacolo vedere
In taxi schiacciati sui
sediolini in pelle nera raggiungiamo Broadway, il cuore pulsante di New York
con i mille spettacoli in calendario, passiamo davanti al Moma. Abbiamo
rinunciato ad andarci per via della fila che scorre lenta intorno a tutto l’edificio,
“ripiegando” su un piccolo ma ben curato museo
della fotografia.
La nostra mise non è delle più eleganti ma una
valigia per tre settimane e due differenti temperature non può contenere tutto,
si fa il possibile con una giacca e un paio di orecchini scintillanti.
Foto Marianna Sansone |
Sono entusiasta di vedere
uno spettacolo a Broadway, è un
sogno che si avvera. Mamma mia! Poi è
uno dei miei musical preferiti con la musica degli Abba e l’ambientazione su
una piccola isola greca. La fila da fare per il controllo è composta per di più
da turisti come noi che magari hanno programmato questa chicca nella permanenza
a NY. Quando avevo scelto “Orchestra” come posti non avevo capito che saremmo
stati proprio lì sotto il palco e in grado di sbirciare proprio i musicisti. Il
teatro - Winter Garden - è bello e
curato e lo spettacolo inizia puntuale. Da qui posso vedere gli attori/cantanti
uno ad uno. Sono tutti stratosfericamente bravi. So che questa è un’industria e
che sono anni che questo spettacolo va in scena, così come quelli nei teatri di
tutta Broadway, ma la bravura sta nel fatto che ogni momento tutti sembra
stiano facendo davvero il loro meglio, il massimo per gli spettatori.
Quando lo spettacolo è finito
non sapevo più che ore erano, Times Square avvolta in un’atmosfera fresca segnava
con il suo celebre orologio la mezzanotte ma le strade erano un brulicare di
persone e limousine da ogni angolo
che confluivano come un fiume in piena verso chissà dove.
Foto Marianna Sansone |
L’ultima sera a NY
non doveva essere sprecata neanche per una manciata di minuti e complice un
piccolo languorino siamo entrati incuriositi da Bubba
Gump (Shrimp e Co.), ispirato
completamente a Forrest Gump. Vi
sentirete proprio nel film ma andateci solo se vi piacciono i gamberi. Alla
fine, arrivato il conto capirete finalmente come funziona in America con le
mance, i tips. In media si lascia fra
il 15% e il 20% un po’ ovunque. Da Bubba Gump troverete: lascia il 25% e più se
hai mangiato meglio che da mamma! Ora è tutto chiaro.
Foto Marianna Sansone |
La cosa difficile è stato
trovare un taxi che si fermasse, ma l’aspetto positivo della faccenda è che sul
ciglio della strada con la mano alzata ti senti decisamente un po’ newyorkese.And that's all I got to say about that.
Ma "domani" si riparte. Arizona we're coming!
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venerdì 19 luglio 2013
America 2013 #6 Hope e Never Forget a Ground Zero
Ultimo giorno a New York,
sarà dura vedere tutto quello che manca all’appello. Per velocizzare prendiamo
la metro dopo aver comprato una copia del New Yorker e una del New York Times.
Sulla banchina d’attesa della metro c’è un duo che suona jazz come se fossimo in
un club ricercatissimo, da abito lungo.
La direzione è Wall
Street. Decine di turisti fanno a gara per toccare un po’ gli attributi del
toro, io penso che non sia affatto il caso. Non ho mai fatto neanche il giro
sul toro della Galleria di Milano, sono del parere che un toro così sfruculiato
non può portarti fortuna. Siamo in anticipo sulla tabella di marcia e sostiamo
da Starbucks per un caffè. Ai semafori gli autoctoni si distinguono per questi
enormi bicchieri bianchi con il tappo di plastica. Caffè lunghi, lunghissimi,
con l’aggiunta di creme caramel, cannella, panna e tutto ciò che si può pensare
di mettere dentro una bevanda.
New York scorre e io sono dietro al vetro. La
vedo come un film di cui mi sono subito sentita parte, come se fossi al di qua
e al di là dell’”azione”. E se ti senti parte di qualcosa devi anche
affrontarne le ombre.
Questo è l’angolo del
mondo che ha visto l’inferno durante l’11 settembre 2001. Non c’è bisogno di
indicazioni o della cartina per individuarlo. Nell’aria è rimasta la polvere e
la paura di quei momenti. C’è una piccola chiesa dove hanno trovato posto uno
striscione con scritto “Hope” e tanti post-it colorati con i pensieri di chi è
passato lì partendo da tutti i posti del mondo. In un angolo Never Forget è
cucito su una divisa da pompiere.
La Freedom Tower non è
ancora stata completata ma raccoglie lo sguardo che vaga alla ricerca delle
Twin Towers che non ci sono più. Facciamo una lunga fila per entrare nel luogo
di riflessione e raccoglimento che è il Memorial 9/11. Si invita al silenzio e
alla riflessione in tutte le lingue del mondo. Mi tornano in mente le parole di
Primo Levi: “Meditate che questo è stato”.
I controlli sono come
quelli dell’aeroporto, ci si spoglia, si passa sotto il metal detector, si
attraversa ancora un percorso in costruzione e poi si arriva a scorgere gli
alberi di Ground Zero. L’erba sta crescendo e gli alberi mettono le foglie. Sarà
una piazza aperta un giorno, forse quando la ferita sarà un po’ più chiusa.
Adesso ascolti il suono dell’acqua che scroscia e ti avvicini attraversando gli alberi alle due piscine. Sono enormi e quasi lo sguardo non ce la fa a includerle tutte anche se ti soffermi su una alla volta. Dove oggi ci sono queste immense fontane, fino al 10 settembre 2001 c’erano due torri con decine di piani e centinaia di persone. Ciascuna la propria aspettativa verso il futuro. Leggerne i nomi sui bordi delle due vasche ti si spezza il respiro. Sono intagliati nel metallo e puoi toccarli ma il dolore che provi non va via. Intanto l’acqua si tuffa con forza verso il centro della terra e quel suono ti si stampa nel cervello.
Acqua come simbolo di resilienza
e vita. Per dire che si è sopravvissuti.
Tra gli alberi curati e
ordinati piantati intorno alle due fontane ce n’è uno un po’ più piccolo con
dei sostegni, sgangherato. È un albero di pero che ha vissuto l’11/09 e quando
è stato ritrovato era ridotto a qualche rametto. Così con molte cure è
ritornato a crescere e a mettere rami e foglie. Ma poi sono arrivati gli
uragani e allora ha passato altri momenti da dimenticare. Però è lì adesso e
prova a mettere rami e foglie. È l’albero dei sopravvissuti.
Io le Torri Gemelle preferisco ricordarle così attraverso gli occhi di Philippe Petit, il funambolo che nel '74 attraversò i 60 metri che le dividevano su di un cavo teso fra i due grattacieli.
Io le Torri Gemelle preferisco ricordarle così attraverso gli occhi di Philippe Petit, il funambolo che nel '74 attraversò i 60 metri che le dividevano su di un cavo teso fra i due grattacieli.
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mercoledì 3 luglio 2013
America 2013 #5 Lo strascino a New York
“Per prenotare la fermata tirare la corda”, ma come?! Tutto supertecnologico e se devo scendere dal bus mi tocca tirare una corda gialla che attraversa tutto il fianco del mezzo?! Non potevo crederci.
Secondo giorno a New York, andiamo alla 42esima strada per
fare il giro di Manhattan in barca e vedere così tutte insieme: la statua della
Libertà, il Ponte di Brooklyn. Il consiglio è stato del mio insegnante di inglese
e ci è sembrato un buon modo per ottimizzare i tempi, visto anche il fatto che
tutti gli isolotti come Ellis Island sono chiusi per manutenzione dopo l’ultimo
uragano e rientreranno a pieno regime solo con il prossimo 4 luglio.
La fila è lunga e di battelli
ne partono un paio all’ora. Abbiamo scelto la Semi-Cruise, perché come semprela virtù sta nel mezzo (fra il giro lunghissimo e quello breve). In fila per questa trappolona per turisti un pensiero
prende forma. Più che altro una domanda: ma perché non sono mai partite le
crociere nel nostro Golfo. Si potrebbero portare i turisti nell’insenatura del
porto, fino a vedere nitidamente il profilo di Ischia e indicare quello di
Capri e Procida senza sbagliarsi. Si potrebbero vedere da un’altra prospettiva Posillipo
e Bagnoli. Raccontare che quel palazzo è il fulcro di una delle più riuscite
produzioni della televisione pubblica italiana. Quella che il nonno vedeva nel
suo soggiorno beige mentre mischiava le carte napoletane senza giocarci mai, e
che io guardo solo adesso a quasi mille chilometri da lì e forse proprio per
questo.
Il sole oggi è proprio
forte, forse per questo mi viene in mente Napoli e Un posto al sole. La fila
scorre e saliti su questa barca ci accorgiamo che di posti all’aperto non ce ne
sono più. Ingenuamente penso, non sarà un problema stare in piedi, quand’è che
ho fatto le foto da seduta?! Fiotte di turisti cinesi – perdonatemi forse è
meglio asiatici – corrono ad accaparrarsi le ultime sedie spostandole
dall’interno agili come gazzelle. Il barbuto speaker della crociera nel
frattempo non aveva mai smesso di parlare di quello che avevamo intorno: bla
bla bla. [Questo è solo l'inizio del dramma, vi consiglio di andare avanti nella lettura]. Inizia a dirci poi che non possiamo stare, che dobbiamo scendere al
piano di sotto. Forse c’è ancora qualche sedia, proviamo a vedere... Eh no, non
potere portarle, dobbiamo partire, scendete al piano di sotto.
Qualcosa di
atavico appartenente al mio famoso omonimo mi porta a pensare quando tutto
sembra perduto ma la reputo un’ingiustizia: niente per me, allora niente per
nessuno. Così chiedo al barbuto signore che si allarma e sbraccia per farci
scendere se quelle sedie davanti a me erano già lì. Il barbuto con gli occhiali
scuri dice che avrebbe chiamato la polizia. E chiamala!! Call the policeeeeeee! Ho pagato fin troppi
soldi per stare dientro a un vetro con la puzza di umido. Call the police men!
Il barbuto si dilegua all’interno e la barca salpa. I turisti sono ammutoliti
tranne la furbona che nel frattempo sta sloggiando con la sua sedia
inappropiatamente spostata dopo la mia gentile segnalazione. Una scena
veramente pulp che poteva continuare con il lancio della suddetta nel fiume
Hudson se non se ne fosse andata dopo il mio “It’s for everyone!” (il fatto che noi non potessimo stare al piano di sopra).
Le foto sono
venute comunque bene e – come dicono tutti – la Statua della Libertà è
veramente molto più piccola di come uno se la immagina. Il ponte di Brooklyn lo
distingui grazie al famoso chewing-gum e ti chiedi: ma perché questo ponte e
non un altro?
Al termine del viaggio qualcuno
ha addirittura dato la mancia allo speaker barbuto (in vacanza siamo così spensierati da dare la mancia
per qualsiasi cosa a chiunque), del resto aveva solo ciarlato tutto il tempo
con battute per cui non rideva nessuno e indicato la pizzeria più antica di NY
(ipotizzo un accordo fra pizzeria e barbuto con spartizione dell’introito). Io
al termine del giro ho qualche foto in più e soprattutto qualche amico in più
in giro per il mondo.
Il tempo stringe bisogna
ottimizzare. Via al Greenwich Village dove c’è una statua di Garibaldi
(Garibaldi?!), poi toccata e fuga a China Town e Little Italy (se potete veramente
lasciate stare perché non c’è oramai più nulla da vedere). Doccia e poi sushi a
Manhattan con annesso giro a quel paese dei balocchi che è Barnes & Noble fra
libri, musica ed elettronica alleggerite dal dollaro e dall’iva.
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martedì 25 giugno 2013
America 2013 #4 Tramonto dall'Empire pensando a casa
Ho riportato lo sguardo in
basso solo quando erano ormai trascorsi tre giorni a New York, ero tremendamente affascinata
dall’imponenza dei palazzi, da non riuscire a contare i piani delle
costruzioni. Tutto era verticalizzato verso un cielo azzurro e fresco. Quando ho
guardato di nuovo in giù c’era un tombino che fumava, come quelli dei film di gangster
in bianco e nero.
A NY ti ritrovi quasi per caso a Times Square, che a dirla tutta non è una piazza ma un crocevia
enorme di strade con tutti i cartelloni pubblicitari colorati e i taxi gialli
che sfrecciano coperti di altrettanta pubblicità. Un insieme coloratissimo.
E passeggiando a Times Square si è fatta l’ora del
primo hot dog. E come si dirà “senape”? Apriamo le braccia al junk food con
slanci, fa parte integrante del viaggio.
Avevo una grande
aspettativa su Central Park ed è stata totalmente ripagata. Un parco nel bel
mezzo della città. Questo ti permette di essere immerso nel verde e vedere di
fronte a te i grattacieli offrendoti più piani di prospettiva. Non un rumore a
disturbare chi prendeva il sole, si riposava sull’erba o giocava a soft ball, oppure gli scoiattoli che scorrazzavano liberamente fra gli alberi.
Dopo un po' di riposo sull'erba umida di Central Park ci siamo avviati all’Empire State Building, la prima delle esperienze preventivate ancora quando
eravamo a Milano. Il consiglio su internet era quello di andarci al tramonto e
di armarsi di pazienza per la fila. Così noi abbiamo comprato i biglietti con
il salta la fila. Infatti il tempo di entrare nella affascinante e lussuosa hall (il grattacielo non è fra i più alti ma sicuramente fra i più "storici" e ospita anche molti uffici) mostrando i nostri ticket ogni 10 metri agli addetti in divisa bordeaux in men che non si dica ci siamo ritrovati con il contatore dei piani che ha segnato in rosso 80. Eravamo all'ottantesimo piano. E ci eravamo arrivati nella metà del tempo che ci impiega l’ascensore di
casa mia a portarmi al sesto piano. Si aprono le porte dell’ottantesimo
piano ma non siamo ancora a destinazione. La corsa è a scovare una finestra, una porzione di cielo. Ancora sei piani e siamo a destinazione.
Da lì la città è un rincorrersi
di ombre lunghe. Il sole cala e ogni grattacielo si riflette sul suo vicino. Si
vedono perfettamente le street e le avenue che dividono in tanti quadratini la
città. Da tutti i lati si scattano decine di foto. Il fiume, i quartieri, tutto
azzurro e rosa. Qualche punta di giallo arriva dalle file di taxi ferme ai
semafori. In quel mondo il pensiero mi porta in Italia, dove è notte fonda. Vorrei
condividere tutta questa bellezza che mi apre il cuore. Il sole cala sul primo giorno a New York, esita
un attimo e poi si tuffa oltre la linea grigia e scintillante da cui sorgono i
palazzi.
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giovedì 20 giugno 2013
America 2013 #3 Che giorno è? Il tempo di vivere NY
Sera o notte di chissà quale
giorno, il freddo dell’aereo e i troppi ebrei ortodossi con le loro pettinature
particolari mi hanno ipnotizzato e non so più che giorno è quando arriviamo al
JFK. Però il poliziotto di colore è all’inizio del suo turno, fresco come una
rosa e con il più classico abbinamento panza e caffè lungo americano. Chiede
cosa ci facciamo in America e quanto restiamo. Vacation è la risposta, questa la so.
In un suv verso Manhattan, la strada è tutto un insieme
stromboscopico di luci che si muovono insieme al mio mal di testa. E New York riesce ad essere affascinante
anche così. Eccola, cazzo. Il Gracie Inn
è un B&B semplice, il grande orologio in camera segna le 22.00, in realtà
sono le 5.00 del mattino per me. Crollo, riapro gli occhi che sono le 7.00, in the morning. Sempre per il grande
orologio nella piccola stanza e non per me. Penso che è come quando il sabato
degli anni universitari andavo a ballare, tornavo alle 6.00 del mattino e mi
alzavo alle 13.00 per il pranzo. E ad accogliermi c’era la frase: “faje mezzanotte,
mezzogiorno”. Il secondo pensiero è quello di mettermi qualcosa addosso e
percorrere le strade di NY, scoprirla, conoscerla. Sono elettrizzata.
Piccole aiuole
curatissime presentano palazzi signorili e altissimi con uno o più portieri in
divisa e sorriso d’ordinanza. Le persone camminano spedite e sicure, senza
nevrosi. È una bella giornata di sole ma soffia il vento e porta con sé un bel
profumo di fiori. Fiori che non conosco, sono rosa come quelli di pesco. Sono
pieni, folti e profumati. È l’ora di
fare una Metrocard, la strisceremo per poter prendere l’autobus o la metro e
andare da Uppertown a Downtown, da est a ovest di Manhattan. Quella che sulla cartina
sembra un’appendice ritagliata da quadratini perfettamente allineati - le street e le avenue, in realtà è una superficie molto ampia.
In tanti fanno jogging ai
bordi del fiume Hudson e la primavera
con tutti questi colori mi fa venire in mente che è il momento di prendere la
mia reflex. Per l’occasione ho comprato una memoria aggiuntiva di 32Mb (!) e ho
ripulito la vecchia da 16. Tanto spazio a disposizione e batteria full. Tolgo
il tappo, accendo i motori e provo un primo scatto. Niente. La macchina non
risponde. Riprovo, riprovo ancora. Faccio un tentativo con l’autoscatto, 10
secondi lunghissimi poi la macchina scatta, la sento finalmente. Ma mi vedevo
tutta la vacanza a fare scatti preventivati 10 secondi prima e senza il sapore
dell’attimo fuggente. Accendo, spengo.
Niente. Provo così senza molte speranze a spegnere e reinserire dopo averle
torte sia la batteria che la memoria. Nel frattempo accanto a me sfilano fiori bellissimi,
battelli sul fiume che non posso fotografare, catturare. Non nutro molte
speranze sulla ripresa della mia macchina. Invece riparte. Il primo scatto è
dedicato alla panchina dove si è consumato il mio piccolo dramma e si è per
fortuna anche risolto.
Ora sì che possiamo
iniziare.
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