“Per prenotare la fermata tirare la corda”, ma come?! Tutto supertecnologico e se devo scendere dal bus mi tocca tirare una corda gialla che attraversa tutto il fianco del mezzo?! Non potevo crederci.
Secondo giorno a New York, andiamo alla 42esima strada per
fare il giro di Manhattan in barca e vedere così tutte insieme: la statua della
Libertà, il Ponte di Brooklyn. Il consiglio è stato del mio insegnante di inglese
e ci è sembrato un buon modo per ottimizzare i tempi, visto anche il fatto che
tutti gli isolotti come Ellis Island sono chiusi per manutenzione dopo l’ultimo
uragano e rientreranno a pieno regime solo con il prossimo 4 luglio.
La fila è lunga e di battelli
ne partono un paio all’ora. Abbiamo scelto la Semi-Cruise, perché come semprela virtù sta nel mezzo (fra il giro lunghissimo e quello breve). In fila per questa trappolona per turisti un pensiero
prende forma. Più che altro una domanda: ma perché non sono mai partite le
crociere nel nostro Golfo. Si potrebbero portare i turisti nell’insenatura del
porto, fino a vedere nitidamente il profilo di Ischia e indicare quello di
Capri e Procida senza sbagliarsi. Si potrebbero vedere da un’altra prospettiva Posillipo
e Bagnoli. Raccontare che quel palazzo è il fulcro di una delle più riuscite
produzioni della televisione pubblica italiana. Quella che il nonno vedeva nel
suo soggiorno beige mentre mischiava le carte napoletane senza giocarci mai, e
che io guardo solo adesso a quasi mille chilometri da lì e forse proprio per
questo.
Il sole oggi è proprio
forte, forse per questo mi viene in mente Napoli e Un posto al sole. La fila
scorre e saliti su questa barca ci accorgiamo che di posti all’aperto non ce ne
sono più. Ingenuamente penso, non sarà un problema stare in piedi, quand’è che
ho fatto le foto da seduta?! Fiotte di turisti cinesi – perdonatemi forse è
meglio asiatici – corrono ad accaparrarsi le ultime sedie spostandole
dall’interno agili come gazzelle. Il barbuto speaker della crociera nel
frattempo non aveva mai smesso di parlare di quello che avevamo intorno: bla
bla bla. [Questo è solo l'inizio del dramma, vi consiglio di andare avanti nella lettura]. Inizia a dirci poi che non possiamo stare, che dobbiamo scendere al
piano di sotto. Forse c’è ancora qualche sedia, proviamo a vedere... Eh no, non
potere portarle, dobbiamo partire, scendete al piano di sotto.
Qualcosa di
atavico appartenente al mio famoso omonimo mi porta a pensare quando tutto
sembra perduto ma la reputo un’ingiustizia: niente per me, allora niente per
nessuno. Così chiedo al barbuto signore che si allarma e sbraccia per farci
scendere se quelle sedie davanti a me erano già lì. Il barbuto con gli occhiali
scuri dice che avrebbe chiamato la polizia. E chiamala!! Call the policeeeeeee! Ho pagato fin troppi
soldi per stare dientro a un vetro con la puzza di umido. Call the police men!
Il barbuto si dilegua all’interno e la barca salpa. I turisti sono ammutoliti
tranne la furbona che nel frattempo sta sloggiando con la sua sedia
inappropiatamente spostata dopo la mia gentile segnalazione. Una scena
veramente pulp che poteva continuare con il lancio della suddetta nel fiume
Hudson se non se ne fosse andata dopo il mio “It’s for everyone!” (il fatto che noi non potessimo stare al piano di sopra).
Le foto sono
venute comunque bene e – come dicono tutti – la Statua della Libertà è
veramente molto più piccola di come uno se la immagina. Il ponte di Brooklyn lo
distingui grazie al famoso chewing-gum e ti chiedi: ma perché questo ponte e
non un altro?
Al termine del viaggio qualcuno
ha addirittura dato la mancia allo speaker barbuto (in vacanza siamo così spensierati da dare la mancia
per qualsiasi cosa a chiunque), del resto aveva solo ciarlato tutto il tempo
con battute per cui non rideva nessuno e indicato la pizzeria più antica di NY
(ipotizzo un accordo fra pizzeria e barbuto con spartizione dell’introito). Io
al termine del giro ho qualche foto in più e soprattutto qualche amico in più
in giro per il mondo.
Il tempo stringe bisogna
ottimizzare. Via al Greenwich Village dove c’è una statua di Garibaldi
(Garibaldi?!), poi toccata e fuga a China Town e Little Italy (se potete veramente
lasciate stare perché non c’è oramai più nulla da vedere). Doccia e poi sushi a
Manhattan con annesso giro a quel paese dei balocchi che è Barnes & Noble fra
libri, musica ed elettronica alleggerite dal dollaro e dall’iva.