Sono cambiate tante cose in più di dieci anni ma il murales che facemmo l'anno in cui la scuola fu intitolata a "Giancarlo Siani" è rimasto lì, a testimoniare che è questa la scuola giusta e non mi sono sbagliata a venire fin qui.
Di fronte c'era un orto e adesso un parco residenziale, è rimasta la sala giochi però, per unire l'utile al dilettevole nei pomeriggi dopo la scuola.
Oltre i due cancelli e le scale, lo spazio che si apre varcata la soglia è ampio e chiaro. E ora che ci penso al secondo piano di questa scuola non ci sono mai salita, non c'è stato mai forte richiamo infantile di scoprire il piano alto. Chissà perchè. Le aule dove siamo stati erano sempre quelle affacciate sulla strada, calde in primavera e fredde d'inverno. Una prigione allora, un tenero ricordo adesso.
Il tempo di ruotare lo sguardo dalle targhe ai cartelloni colorati sulle pareti che ho incrociato lo sguardo di un omone con la barba quasi tutta bianca, non mi ha detto "ciao", mi ha detto: "non dire quanti anni sono passati!". Era uno dei professori che mi incuteva più timore, con quella sua barba tutta nera un tempo e la voce grossa ancora adesso. Un abbraccio e un "arrivederci" e con passo lento dal lato opposto arriva una professoressa con gli occhi azzurrissimi, circondata dalle sue alunne, si sta avviando in classe.
Nei suoi occhi c'è un guizzo improvviso e capisco che le ho ricordato qualcosa, non solo qualcosa, quando mi avvicino mi dice il nome, il cognome, com'ero piccola e schiva un tempo. Poi fa su e giù con le mani per indicare che sono cresciuta. "Eh, educata, attenta, bravissima in lettere!" mi dice e si gonfia d'orgoglio quando le racconto cosa faccio (un pò il merito è suo). Mi porta in classe e mi presenta sull'onda dell'euforia, i ragazzi su alzano in piedi, in imbarazzo gli chiedo di stare seduti perchè altrimenti "mi sento vecchia". Vorrei sedermi lì fra loro e ascoltare ancora una lezione della professoressa, Dante, I promessi sposi, Pascoli, anche le cose più noiose. Ascoltare "la prof" e fare disegnini sul libro con la matita, guardare distrattamente alla finestra mentre alla cattedra l'insegnante è distratto dai suoi crackers, e aspettare la campanella. Uh, che tuffo nella mia storia che ho fatto oggi!
Di fronte c'era un orto e adesso un parco residenziale, è rimasta la sala giochi però, per unire l'utile al dilettevole nei pomeriggi dopo la scuola.
Oltre i due cancelli e le scale, lo spazio che si apre varcata la soglia è ampio e chiaro. E ora che ci penso al secondo piano di questa scuola non ci sono mai salita, non c'è stato mai forte richiamo infantile di scoprire il piano alto. Chissà perchè. Le aule dove siamo stati erano sempre quelle affacciate sulla strada, calde in primavera e fredde d'inverno. Una prigione allora, un tenero ricordo adesso.
Il tempo di ruotare lo sguardo dalle targhe ai cartelloni colorati sulle pareti che ho incrociato lo sguardo di un omone con la barba quasi tutta bianca, non mi ha detto "ciao", mi ha detto: "non dire quanti anni sono passati!". Era uno dei professori che mi incuteva più timore, con quella sua barba tutta nera un tempo e la voce grossa ancora adesso. Un abbraccio e un "arrivederci" e con passo lento dal lato opposto arriva una professoressa con gli occhi azzurrissimi, circondata dalle sue alunne, si sta avviando in classe.
Nei suoi occhi c'è un guizzo improvviso e capisco che le ho ricordato qualcosa, non solo qualcosa, quando mi avvicino mi dice il nome, il cognome, com'ero piccola e schiva un tempo. Poi fa su e giù con le mani per indicare che sono cresciuta. "Eh, educata, attenta, bravissima in lettere!" mi dice e si gonfia d'orgoglio quando le racconto cosa faccio (un pò il merito è suo). Mi porta in classe e mi presenta sull'onda dell'euforia, i ragazzi su alzano in piedi, in imbarazzo gli chiedo di stare seduti perchè altrimenti "mi sento vecchia". Vorrei sedermi lì fra loro e ascoltare ancora una lezione della professoressa, Dante, I promessi sposi, Pascoli, anche le cose più noiose. Ascoltare "la prof" e fare disegnini sul libro con la matita, guardare distrattamente alla finestra mentre alla cattedra l'insegnante è distratto dai suoi crackers, e aspettare la campanella. Uh, che tuffo nella mia storia che ho fatto oggi!
3 commenti:
che bel tuffo nel passato!
ma oggi cosa mi succede?sono stato su facebook un bel po' di tempo tra ieri ed oggi e,dopo aver contattato un mio compagno delle elementari,mi son lasciato andare a ruota libera rintracciando tutti gli altri,o quasi,che non vedo ormai da 27 anni.devo dire che tra una mail e qualche vecchia foto mi sono proprio emozionato,e' stata una piacevole sensazione che mi ha un po' toccato al cuore.quando poi stufo di tanto sentimentalismo ho fatto un giro...in giro,mi ritrovo a leggere questo articolo.una lacrimuccia ha solcato il mio viso...un gino tenero.ciao.
Sono pezzi della nostra storia che fa sempre piacere mettere assieme.
Un saluto,
M.
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