giovedì 13 dicembre 2007

Proteste, code e merci invendute

Si potrebbe iniziare con il dire che ci si accorge del valore di determinate figure solo quando queste mancano. Non trasportano carburante, non portano al dettaglio le merci dei magazzini e vanno oltre, bloccano le arterie del Paese con la mole che li contradistingue.

Gli autotrasportatori che figura erano nell'immaginario collettivo prima di bloccare tutta l'Italia, dalla produzione alla distribuzione?
Erano omaccioni che su e giù per la penisola non se la passavano tanto bene, economicamente e per la vita "nomade" necessariamente conducono. Li uniformavamo a quel grosso involucro di merci che guidano, temendoli sulle autostrade e sperando in sospensioni della loro viabilità.

Ebbene si è scoperto con questa protesta che oltre a braccia e piedi che guidano e fanno manovre impossibili c'è dell'altro. E questo altro ha intrapreso il più duro braccio di ferro con lo Stato, dall'inizio delle innumerevoli proteste contro il precariato e la pessima congiuntura economica in cui versa l'Italia.
Uno sciopero che come tutti gli altri ha colpito gli utenti finali: i cittadini.
Stavolta però non "semplicemente" obbligandoli ad avviarsi prima al lavoro o a prendere un taxi sbuffando, questa volta hanno bloccato tutto. Facendoci e facendoli (uomini politici e non) rendere conto che se incrociano le braccia il sistema-paese va in tilt. E così è stato.

Perchè innanzitutto siamo dipendenti dall'oro nero, nonostante sia arrivato a cifre esorbitanti le nostre soste alle pompe auentano e non si ridimensionano.
Perchè siamo abituati a trovare la 'Nduja calabrese a Bolzano (evidentemente qualcuno ce la porta fin lassù) e a bere l'acqua delle fonti Toscane a Brindisi, e allora le merci prodotte prendono il via sui camion e si attendono altri camion per l'arrivo di altrettanta merce (magari dello stesso tipo prodotta altrove!).

Se il movimento delle merci fosse invece che così a lunga distanza all'interno delle stesse comunità, con merci del posto, non si potrebbero riprendere le sorti delle comunità locali ravvivando la circolazione monetaria a livello "capillare"?

Ma ancora tanto ci ha fatto scoprire questo lungo sciopero.
E' inevitabile pensare che gli scaffali vuoti siano collegati ad un certo allarmismo diffuso, come la storia della banca che fallisce, una profezia che si autoadempie.

E ancora, il disagio di questi giorni è dovuto al fatto di non poter comprare? al bisogno di sfamare l'unica esigenza che abbiamo, l'acquisto? Allora siamo messi proprio male, e gli autotrasportatori hanno colpito nel segno, uniti e compatti nella parte più vulnerabile.

M.S.