martedì 23 ottobre 2012

Ecco cosa dovrebbero fare i napoletani

Non ho seguito tutta la polemica legata al servizio del TGR Piemonte e al "servizio giornalistico" a cura di Giampiero Amandola. Me ne sono disinteressata sin dall'inizio ritenendo di non doverci sprecare neanche il tempo del video che ho visto replicato decine di volte di bacheca in bacheca.

La notizia di oggi è che il "giornalista" è stato sospeso. Su questo volevo fare una riflessione più ampia.

Credo che questo genere di episodi servano solo a creare divisioni che non esistono ed esacerbare gli animi di presunte fazioni. Uno contro l'altro, napoletani contro resto del mondo (?).

Napoletani e non, dobbiamo fare una bella cosa. Ragionare attraverso stereotipi è facile, hai uno schema, non ti devi sforzare di vedere bene cosa c'è dietro. Quello che le persone poco intelligenti (o pigre?) fanno è questo. E dobbiamo sforzarci di fare diversamente, le equazioni fra presunti gruppi e aggettivi sono troppo semplici. Sfuggiamo a questi meccanismi, perché abbiamo il culto dell'inclusione e il sorriso sempre pronto.

Mi diverto a smontare e rimontare come voglio gli stereotipi che le persone che incontro credono di leggere in me. A volte alla prima occhiata pensano di aver capito tutto: sei una donna o un uomo, giovane o adulto, laureata, con i capelli lunghi o le scarpe da ginnastica. E questo basta ad alcuni. Comprendiamo una volta e per tutte che ogni persona ha le sue specificità, che la cultura e le persone che frequentiamo, la nostra famiglia o la scuola, ci influenzano certamente. Quindi possiamo trovare delle caratteristiche più ricorrenti ma queste non sono la norma. Coltiviamo la curiosità nei confronti degli altri. Sforziamoci di non generalizzare. E saremo tutti un po' meno ottusi e più ricchi.


sabato 13 ottobre 2012

Il Reality di Garrone e il culto dell'apparire


Il film di Matteo Garrone "Reality" poteva essere girato ovunque ma Napoli ha fornito al regista tanti personaggi in cerca di autore, una lingua musicale come una colonna sonora, una cornice oleografata. Tutto è molto grottesco ed esagerato, una caricatura del pacchiano estremo. Ma solo qui Garrone ha potuto tratteggiare delle figure forti e unite, le donne (mamma, zie, moglie, nipote).

Il protagonista è Luciano, un uomo con il sogno di vivere l'esperienza della casa del Grande Fratello. Un po' fuori tempo lui e anche il tema, si potrebbe pensare. Proprio adesso che il Grande Fratello dopo i risultati in picchiata degli ultimi anni si è preso un anno di pausa? Il film però vuol porre l'accento su un aspetto che è insieme causa ed effetto "GF": la cultura dell'apparire a tutti i costi. Famosi per essere famosi, senza saper fare niente, senza poter dimostrare nulla se non uno stereotipo replicato mille volte sempre uguale nel suo volersi dimostrare diverso. Tutti longilinei, tutti tatuati, tutti abbronzati, tutti con un vocabolario scarno e poco da mostrare oltre la crosta.

Tutti i personaggi in cerca d'autore vengono ripresi talmente da vicino che se ne individuano i pensieri durante i lunghi silenzi. Esattamente come succede nel mondo mediatico l'attenzione schiaccia i protagonisti. Luciano riesce a fare un paio di provini per entrare nella casa dalla porta rossa di Cinecittà e si convince che lo stiano osservando. Si è convinto che lo controllino per vedere quanto è autentico in attesa di convocarlo. Lui aspira ad entrare al Grande Fratello ma nella sua testa c'è già, e da questo piccolo seme piantato nella sua testa inizia la pazzia. Perde di vista la moglie, i figli, la grande famiglia che cerca di salvarlo stringendo ancora di più le sue maglie. E quando entra di soppiatto nelle stanze e poi in giardino, dove gli altri ammiccano agli specchi per conquistare voti agli occhi dei telespettatori, nessuno si accorge di lui.