mercoledì 30 luglio 2008

De Crescenzo in concerto all'Arena Flegrea

Non vai a vedere un concerto di Eduardo De Crescenzo per vedere uno "spettacolo". Ci vai perchè sai che ti emozionerà, lui, la sua voce. Un uomo schivo e lontano dai canoni dello Star System, ma con una voce inimitabile e la sensibilità di chi mette in fila parole semplici che toccano il cuore.
L'ultimo album è datato 2003, La vita è un'altra, l'ultimo concerto in occasione della prima Notte Bianca a Napoli a Porta Nolana. I suoi fan però sono lì e rispondono in massa quando si concede nella notte dell'Arena Flegrea a chi non ha dimenticato le sue melodie.
Eduardo non concede fuochi d'artificio ma ogni canzone è un ricordo, un brivido, un'emozione che riprovi intatta alla prima nota. I primi brani sono dell'ultimo album, "Quello che c'è" e "La vita è un'altra". Subito dopo ripesca per la memoria sua e di chi l'ascolta: "C'è il sole". Seguono "E la musica va", "L'odore del mare".
Prima di iniziare "Cerca quella chiave" ferma l'orchestra e spiega - quella è la prima volta, delle due, che parla durante la serata - "questa canzone l'ho scritta nel '93 per gli adulti che hanno dimenticato di essere stati bambini, stasera la canto per Violetta e Cristina che si sono addormentate sulla spiaggia di Torregaveta". L'Arena commossa si alza in piedi.

Tante canzoni ma rimane sempre l'amaro di non aver ascoltato quel brano di De Crescenzo che porti nel cuore, "Naviganti", "Io ce credo", "Danza danza", "Amico che voli" e poi arriva lei: "Ancora". A chiudere "Le mani", "Il treno", "Dove c'è il mare". Due ore e mezzo di emozioni e ricordi sotto le stelle. La musica di De Crescenzo fa da colonna sonora alla mia vita, e di più a questa magica serata non potevo chiedere.

giovedì 24 luglio 2008

Oriana Fallaci e Un cappello pieno di ciliegie

Oriana Fallaci è stata una grande scrittrice. Di lei si parla nei più quotati manuali di giornalismo (Murialdi e Papuzzi per citarne due su tutti) come esempio della scrittura soggettiva. Ha commosso con Lettera ad un bambino mai nato, fatto arrabbiare i lettori della sua stessa rabbia dopo l'11 settembre, vivisezionato i grandi della terra che ha intervistato, fatto vivere a chi restava a casa le guerre del mondo che ha vissuto sulla sua pelle.
Poi un cancro l'ha consumata fino a che non si è spenta nella sua Firenze nel 2006. Le ultime invettive sono state dure e forti, di una donna che non si è mai arresa.

Adesso viene pubblicato postumo un romanzo in cui la storia si intreccia con la sua famiglia, Un cappello pieno di ciliege. Il romanzo aveva subito un brusco stop dopo l'attentato dell'11 settembre: «Superato il trauma mi dissi: devo dimenticare ciò che è successo e succede. Devo occuparmi di lui e basta. Sennò lo abortisco. Così stringendo i denti, sedetti alla scrivania. Ripresi in mano la pagina del giorno prima, cercai di riportare la mente ai miei personaggi. Creature di un mondo lontano, di un’epoca in cui gli aerei e i grattacieli non esistevan davvero. Ma durò poco. Il puzzo della morte entrava dalle finestre».
Adesso che viene pubblicato, non possiamo fare a meno di attenderlo con ansia, per leggere ancora la magia della scrittura di Oriana e immaginare ancora i suoi occhi resi duri dall'eye liner sui fogli del manoscritto.


mercoledì 23 luglio 2008

Pur di scrivere qualcosa

Su Panorama, pur di far pettegolezzo scrivono che Angelina Jolie ha preferito l'inseminazione artificiale al marito Brad Pitt. Notoriamente le donne che non vogliono contatti con i propri partner ma vogliono figli da questi ultimi ricorrono alla fecondazione in vitro: Ma vedete un pò se si possono scrivere queste stupidaggini.

lunedì 21 luglio 2008

Il bilancio di un anno da Dottoressa

Ormai sono passati più di 365 giorni da quando mi sono laureata, con lode e in Sociologia.
Era una giornata perfetta. Il 16 Luglio di un anno fa in un tailleur di lino sono andata a discutere nella facoltà di Sociologia della Federico II la mia tesi di laurea dal titolo: Il potere dei referendum, fra democrazia diretta e rappresentativa: il caso del referendum sulla fecondazione umana assistita.

Con me c'era la mia famiglia e i miei amici, mi hanno sostenuto nei momenti di tensione e hanno gioito con me quando tutto è andato ancora meglio delle più rosee aspettative. E' stato come se tutto andasse semplicemente a incastro con naturalezza. Non sentivo caldo, non avevo timore, il tempo è passato in un lampo. Poi papà mi ha allungato la bottiglietta di acqua, un attimo dopo era il mio turno. Il dibattito è stato vivace e stimolante, la commissione era coinvolta dal mix di argomenti bioetici e politologici.
Il ritiro della commissione è durato 5 minuti, la proclamazione è arrivata solenne e liberatoria.
L'emozione era tale che non so come mi sono ritrovata in cortile con le persone che amo e il tappo dello spumante aperto da papà è volato altissimo. L'ho preso come un buon augurio per il futuro. Mamma aveva comprato i miei dolci preferiti e Antonio i miei fiori preferiti, sono state scattate decine di foto e fatti migliaia di sorrisi.
Mio fratello aveva una camicia azzurra, insieme siamo andati a salutare la mia relatrice (la correlatrice mi aveva a lungo abbracciata dopo la proclamazione) che era sparita nella stanza davanti alla quale ho atteso lunghe ore per il ricevimento settimanale durante la stesura della tesi. Ho bussato timidamente come tutte le volte e sono stata travolta da una professoressa diversa dal solito, sorridente e affettuosa che soddisfatta mi ha augurato: "In bocca al lupo". La nonna ci aspettava a pranzo per accogliere la prima nipote laureata e vantarsene con le amiche.
Il caldo, l'emozione, la tensione che si scioglieva. Non è stato un solito tornare a casa, è stato più come volare.

La festa c'è stata quando iniziavo a rendermi conto che ce l'avevo fatta. Anche lì, tutto perfetto. Anche il vento era perfetto, l'aria perfetta, l'acqua del mare, il tramonto sulla spiaggia e il gazebo costruito da papà. Tutto perfetto.

Laurearmi mi aveva messo addosso tanta voglia di fare, mettere in pratica quello che avevo imparato. Ho amato i miei 36 esami, mi è piaciuto quello che ho appreso e il percorso che ho fatto. Però questo cammino non mi ha lasciato molta scia sulla quale continuare.
Mi è stata data una Laurea Specialistica in cui non credo, "se proprio vuoi continuare", concorsi a cui con la Laurea Triennale non posso accedere. Ci sono Master che costano cifre a quattro zeri e tante fregature in cui cercare di non cadere.
Così rimboccandomi le maniche ho fatto decine di cose in quest'anno. In questi 365 giorni post-laurea ho fatto più cose che negli ultimi 5 anni.
Ho mandato migliaia di mail e decina di Cv, fatto colloqui e ricevuto complimenti, ma senza ricevere il posto perchè era destinato a laureati con vecchio Ordinamento. Ho scovato Corsi d'inglese e Borse di studio. Mi sono arrabbiata per il dramma della mia Terra e ho cercato di capire e spiegare. Ho fatto il factotum in radio, scritto un centinaio di articoli su 3-4 testate diverse. Ho fatto il doposcuola a dieci ragazzi fra i 13 e i 18 anni cercando di farli appassionare almeno ad una materia e provando a fargli spegnere la tivvù a favore di un libro. Ho fatto interviste e conosciuto persone nuove e diverse: Raffaele Del Giudice, Valeria Parrella, Antonio Marfella, Alessandro Gassman, Simona Bassano di Tufillo, ragazzi al Comicon e bambini a Città della Scienza.
Ho fatto viaggi, di piacere e "per dovere". Il Salento, Capo Vaticano, Praga, Firenze, Perugia, Sorrento. Ho visto opere d'arte meravigliose e bambini educatissimi. Ho visto la mia metà laurearsi, ricevere una Menzione speciale e diventare Direttore di un giornale: nano. Abbiamo intrapreso questa nuova e meravigliosa avventura, giunta oggi al terzo mese di pubblicazione. Ho provato l'emozione di imparare a cantare e quella di stare su un palco in piazza a presentare. Mi sono sentita dire da un consulente del Ministero del lavoro che faccio troppe cose e un anno dopo tutto sommato il bilancio è comunque positivo. D'altronde come dice la nonna: "Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiemp".

venerdì 18 luglio 2008

I referendum di Grillo

Ci sono degli aggiornamenti sui referendum proposti da Grillo. I pacchi contenenti le firme utili - raccolte il 25 aprile - hanno fatto un altro passettino del lungo iter referendario approdando alla Corte Costituzionale. Ad ottobre si saprà se sono ammissibili.
Il resoconto qui.

martedì 15 luglio 2008

nano di Luglio

Nano, il nuovo free press napoletano è disponibile con il numero di Luglio, lo trovate in una trentina di locali e luoghi di ritrovo della movida partenopea come:

il Kestè di Largo San Giovanni Maggiore al Centro storico, il cinema Modernissimo a via Cisterna dell'Olio, l'Arenile di via Coroglio, la Casa della Musica in via Barbagallo, il Museo Minimo in via San Vincenzo, il Burnin in via San Sebastiano Conca, il Lido Arturo a Portici, il Lido Turistico a Bacoli, il Corcovado e il Mojito a via Bausan, e molti altri ancora.

mercoledì 9 luglio 2008

Su Radio F2 alle 17.00

Oggi intervisterò Simona Bassano di Tufillo, in arte Sbadituf, a Radio F2, durante l'approfondimento di Notecologiche il mio progetto "green".
Simona è l'autrice di Star Trash, Sacchetti in mondovisione (queste sono alcune delle vignette tratte dal libro edito da Lavieri, 2008).


Per ascoltare la puntata dalle 17.00 collegati su www.radiof2.unina.it e clicca sul banner in alto a destra "ascolta".I
l blog di riferimento del progetto è www.notecologiche.blogspot.com.

lunedì 7 luglio 2008

Il ricordo di Londra 3 anni dopo

Di sicuro il 7 luglio 2005 è stato il giorno più lungo della city e ei suoi abitanti. Da sempre Londra è una città contrassegnata da forza e opulenza.

La capitale inglese attualmente conta 7,3 milioni di abitanti, pari alla somma della popolazione di: Roma, Parigi, Bruxelles e Vienna. Ben il 7,5 per cento di questi sono nati al di fuori dell’isola o immigrati. In quest’ottica un groviglio di interrogativi ci si pone da dipanare dopo che quattro ragazzi con passaporto british hanno seminato morte e terrore con gli attentati del 7 luglio 2005.


Il capobanda Mohamed Silique Khan era un maestro per bambini disabili. Shehzad Tanweer che si è fatto saltare sulla Circle Line era “orgoglioso di essere britannico”, giocava e cricket e il padre si guadagnava da vivere in Inghilterra vendendo fish and chips. Hasib Mir Hussain - appena 18 anni – viene ricordato dai suoi compagni di classe come simpatico e gioviale. Germane Lindsay, giamaicano convertito all’Islam, era un padre e marito affettuoso.

Eppure. È l’ora di punta nel brulicante tube quando i kamikaze entrano in azione. Sono le 8.49 e una bomba esplode nella metropolitana alla stazione di Aldgate. Solo qualche minuto dopo la sequenza del terrore continua ad Edgware road e di seguito a King's cross. Un'ora dopo, un bus a due piani salta in aria a Russel Square.

All’inizio le autorità si tengono caute, parlano di guasto e poi di incidente: “accident” è la scritta in bianco su sfondo rosso della Bbc. Le strade sono invase da persone che cautamente e dignitosamente silenti attraversano la città a piedi cercando di tornare a casa e di avvisare casa anche solo per dire: “stiamo bene”.



Questo il 5 luglio del mondo, ma lì vicino a quelle stazione della metro c'ero anch'io.
Erano 20 mila gli italiani a Londra quel luglio 2005. I miei amici ed io eravamo atterrati 7 giorni prima all’aeroporto di Stansted scanzonati come non mai. Accolti dalla caratteristica pioggerellina di una città di cui conoscevamo il Big Ben visto in foto e il film Notthing hill, la city. Sistemati i bagagli nella casa con il pavimento di moquette e le mura bianche che ci avrebbe ospitato, ci siamo diretti alla stazione più vicina con l’obiettivo di comprare l’abbonamento per la metropolitana. A disposizione tutta la zona 1 della città per una settimana, scadenza: 7 luglio 2005.

C’è stato tempo per i muffin allo Starbuck’s coffe, per l’english breakfast a Notting Hill, per Hyde Parke e il suo Live 8, fino al London Eye. Su nel cielo a 135 metri su di una ruota panoramica che sovrasta Londra, a vederla tutta questa città così bella che ti ha conquistato in così poco. Impossibile resistere all’impulso di immortalare come puoi quello che vedi, quello che senti in quel bossolo di vetro dove il tempo si ferma e lo spazio è uno solo soltanto: Londra. Vorresti ricordare tutto per sempre, vorresti che attraverso ciò che puoi ricordare gli altri vivessero e rivivessero quegli attimi senza perdere il benché minimo dettaglio. Proprio nello scattare decine di foto accade l’imprevisto. Simone, uno dei miei compagni di avventura, sente un dolore lancinante al ginocchio alzandosi dall’ultimo scatto con la macchina fotografica. La diagnosi: rottura del menisco. Non sapevamo ancora che fosse questo quello che lo faceva star male, sapevamo solo che l’ultimo giorno di abbonamento alla metropolitana non l’avremmo sfruttato. Non sapevamo che ci avrebbe salvato la vita.

Il mio 7 luglio è iniziato così, con il fresco inglese e un’abbondante colazione italiana. Ignara di quello che a un soffio da me stava succedendo rispondo al telefono, dall’altra parte si accertano del fatto che siamo a “casa” e mi parlano di guasto, di incidente. Il resto della mattina è stato tra brividi di freddo e la piccola televisione che mandava e rimandava le immagini di questo guasto-incidente e solo poi attentato. Ci sono tratti di quella giornata che non riesco a ricordare, che forse non voglio ricordare. La sensazione era quella di stare in un’immensa bolla che ci separava dal resto in maniera impercettibile ma poteva scoppiare da un momento all’altro.

Ci sono parole inglesi che sono scolpite in calce nella mia memoria e che non potrò mai dimenticare: missing, bomb, allert…
Incapaci di tutto e salvi con l’insicurezza che bussava sempre più alla porta, si affacciava sul vialetto, si attaccava alle mura tinte di fresco della laundry di fronte casa. “Ministero degli esteri: se siete a Londra contattate parenti e amici” questo è fra i tanti sms arrivati sui nostri telefoni cellulari ore dopo l’attentato, quando la situazione delle linee telefoniche si è sbloccata. Messaggi a cui rispondevamo ma senza la certezza di dare sollievo in Italia perché le comunicazioni erano rarefatte e difficili.

La televisione e la radio erano sempre accese, erano gli unici due mezzi che avevamo a disposizione per sapere qualcosa dall’esterno ma senza averci a che fare. La televisione paradossalmente con le sue immagini inquietanti ci aiutava di più, quello che volevamo era capire. Perché non avevamo mai visto una convivenza così pacifica tra culture diverse che si rispettano e stanno attente a non invadere i rispettivi spazi. L’immagine che mi è rimasta più impressa è quella di un centro commerciale e della sua lunga fila di casse e cassiere: una ragazza di colore con le treccine, una biondina tipicamente inglese, una ragazza asiatica, un’altra con il velo a coprirle i capelli.

Continuavamo a sentire le sirene, ed erano polizia, ambulanze, pompieri. Continuavano a suonare, giorno e notte, dandoci un senso di smarrimento, ma eravamo decisi a vincere il timore di uscir di casa e poi a Simone servivano medicine e stampelle. Due giorni dopo ci siamo fatte forza e Noemi ed io abbiamo varcato il portone di “casa”. Tutto sembrava essere immutato, addirittura un pallido sole faceva capolino fra le nuvole. La normalità era quasi assordante. Le persone come sempre al Salinsbury a fare la spesa, cordiali e irremovibili come sempre. Gli inglesi avevano subito l’attacco ma non intendevano darla vinta agli attentatori, 700 persone coinvolte e 53 morti, ma il giorno dopo, loro, erano di nuovo in piedi.



giovedì 3 luglio 2008

Ingrid Betancourt è libera

Ingrid Betancourt è stata liberata dopo sei anni di prigionia da parte delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane. Il figlio aveva lanciato strazianti appelli per il suo rilascio, il presidente Sarkozy si è speso molto affinchè la donna venisse liberata.

Eppure questo rilascio - per cui sono contentissima - mi lascia una strana amarezza per il fatto che un altro ostaggio in un altro posto del mondo in diverse ciscostanze non abbia potuto far ritorno a casa, ne vivo, ne da morto: Enzo Baldoni.
Ho letto e imparato un pò a conoscere questo giornalista e uomo atipico tramite lo studio e l'approfondimento appassionato di Antonio, che su Enzo ha scritto la sua Tesi di laurea ricevendo una Menzione speciale al Festival del Giornalismo di Perugia quest'anno.
Grazie a lui ho letto le parole di questo uomo che si faceva trasportare "dal culo e dalla panza" in giro per il mondo, dove - ficcanaso com'era -cercava di capire il perchè di tante azioni umana che da fuori sembrano strane e sconsiderate.

Per esempio, tornando alla Betancourt, vi consiglio "Piombo e tenerezza" di Enzo, il cui sottotitolo è: Sette settimane in Colombia cavalcando il caso e le coincidenze.
Questo libro l'ho letto proprio al ritorno da Perugia, quando ad Antonio è stata consegnata la menzione, l'ho letto con un magone crescente ad ogni pagina perchè ogni foglio voltato era un passo in avanti verso la fine del libro, libri che Enzo non potrà più scrivere.

Rispunta Italia.it, stavolta se ne occupa la Brambilla

45milioni di euro e un portale che naufraga in breve tempo: italia.it
Adesso se ne occuperà la Michela Brambilla e staremo a vedere cosa succederà, pronti?

martedì 1 luglio 2008

Edizione 2008 del Premio Massimo Troisi

Basta dire semplicemente Massimo che la memoria va a pescare quel fare timido e ironico proprio di uno dei personaggi a cui i napoletani sono più legati: Troisi. Giunta alla XIII edizione del Premio Massimo Troisi San Giorgio a Cremano città dell’indimenticabile artista, dal 30 giugno al 6 luglio spalanca le porte per questa edizione intitolata ad Anna Magnani, in occasione del centenario dalla sua nascita.

Saranno assegnati anche quest’anno premi come Migliore Attore Comico, alla Migliore Scrittura Comica, al Migliore Cortometraggio Studentesco, più due novità: miglior film italiano dell’anno e miglior attore, con la proiezione di 6 pellicole, Grande, Grosso e… Verdone di Carlo Verdone, Ci sta un francese, un inglese e un napoletano di Eduardo Tartaglia, Una moglie bellissima di Leonardo Pieraccioni, La seconda volta non si scorda mai di Alessandro Siani, Non pensarci di Gianni Zanasi e Amore, bugie e calcetto di Luca Lucini.


A chiudere ogni giornata di incontri sul cinema, la letteratura e la musica, un artista diverso, da Francesco De Gregori a Lina Sastri.


Una delle giornate più dense della manifestazione sarà mercoledì 2 luglio. La kermesse non dimentica la difficile situazione della città nel ricordo di Massimo e alle 10.30 al Teatro Flaminio getta uno sguardo sociale e solidale con la proiezione del documentario sullo sversamento illegale dei rifiuti tossici: Biùtiful Cauntri, alla presenza del regista Peppe Ruggiero, e di Simona Bassano di Tufillo autrice di Star Trash, sacchetti in mondovisione, per Lavieri, due prospettive propriamente nostre con cui approcciare al dramma della nostra terra. Il programma della manifestazione è consultabile sul sito http://www.premiomassimotroisi.it/
M.Sans.

Piccole Grandi soddisfazioni personali




Io versione presentatrice, con il mio "valletto".