martedì 2 dicembre 2008

Il delirante seme della discordia

Avere una sala cinematografica vicino casa. Una di quelle con le poltroncine usurate rosse, che diventa anche teatro e ti fa pagare il biglietto tutti i giorni della settimana 4.00 euro. Io ce l'ho, è il Cinema-teatro Siani, il lunedì c'è l'appuntamento con il Cineforum e ieri hanno proiettato: Il seme della discordia di Pappi Corsicato. Volevo vederlo quando è uscito qualche me se fa e l'ho anche postato sul blog ma poi mi è sfuggito come tanti film. Quando Alessandro Gassman ne ha parlato dopo l'intervista (vedi foto su facebook) pensavo fosse un piccolo siparietto di corna, trito e ritrito. Invece no.

Il seme della discordia mi è piaciuto, molto. E' un film con ambientazione anni '60 in cui hanno molto peso i particolari e le colonne sonore. Allo stesso tempo è molto attuale, si parla di fecondazione assistita, di test di fertilità.
E' stato girato a Napoli, ma non una città riconoscibile e già vista, una Napoli che sembra Torino o giù di lì: il Centro Direzionale.
Le figure femminili sono quelle in primo piano, anche se si parla di seme maschile. E poi mi va di sottolineare due interpreti in particolare, Martina Stella che fa la commessa/ballerina stupida e narcisa (chissà perchè) e Alessandro Gassman che fa il marito sterile e precoce della coppia protagonista. Sostanzialmente un marito assente che fa il rappresentante di fertilizzanti (ironia della sorte), ha amanti improbabili (dai reggiseni improbabili più che altro) e poi lascia la moglie adultera (che in realtà adultera non è anche se le circostanze portano a pensare questo).

Insomma a Gassman si preferisce un onesto vigilante (Gabriele interpretato da Michele Venitucci già visto nel CSI italiano RIS) che ha le mani callose ma delicate e stende mutande e calzini ad asciugare, e già questo vale la sola visione del film per capire come mai sia possibile arrivare a pensare questo. E poi per il pubblico maschile Caterina Murino è davvero splendida perennemente su tacchi vertiginosi e con l'eye-liner che la fa sembrare un cerbiatto.

Tre appunti: uno il reggiseno "snep" di Rosalia Porcaro, due una Isabella Ferrari sfacciatamente e falsamente prosperosa, e tre il finale in cui i due bambini con il neo sullo zigomo sinistro si mettono a giocare.