giovedì 14 giugno 2012

Spontini: per me è no

Breve, brevissima parentesi da Spontini. Sì quello spesso nominato da queste parti, di moda, in voga. Non lo so. Alla fine fa una pizza alta con un copioso strato di fiordilatte, tagliata a tranci. E già i primi due elementi come napoletana mi fanno poco sperare. Ma dobbiamo provare, magari dietro l'angolo c'è la sorpresa. Non si può rimanere solo con quello che già si conosce. Allora entriamo e la scena è quella del peggior "Peppe o' zuzzus" delle mie parti (ma di solito è garanzia di pizza buona). Tre pizzaioli sfornano le pizze, un altro le taglia e con il fiordilatte che tocca dal bordo del piatto il marmo ne porta una fetta in un piatto bianco qualsiasi ai tavoli. All'ingresso ti accoglie una freccia verde con scritto "entrata", simpatici non c'è che dire. E solo quella ti accoglie perchè non ti dicono neanche "buonasera" ognuno è affancendato in questa nevrosi che li fa restare immobili. Poi l'uomo con i baffi fra un "prego" a chi deve saldare il conto e l'altro, fa "prego" sempre senza guardare a noi. Allora si fa un passo in avanti. Poi ancora, e fai un altro passo in avanti. Passano diversi camerieri (?) a tutti si fa un cenno per capire se c'è posto, se possiamo andare ancora avanti, dove le sedie da scuola elementari sorreggono tutti, grandi e piccini. Tutto è talmente insulso da non sembrare vero.
All'ennesimo cenno senza risposta siamo usciti seguendo la freccia "uscita" e sono andata a mangiare questo tegamino di gnocchi con la mozzarella da Frijenno magnanno. Ah.


mercoledì 13 giugno 2012

Cascina Cuccagna, per come l'ho vista io

Qualche domenica fa sono stata a Cascina Cuccagna. Ero curiosa anche perchè come saprete sono molto interessata a tutte le iniziative e i temi che riguardano la sostenibilità. La Cascina si trova alla fermata della metropolitana gialla di "Porta Romana", un po' di strada a piedi e ce la si ritrova davanti. Varcata la soglia si apre uno spazio piuttosto ampio che si gira calpestando i ciottoli. Sulla destra c'è un negozio, uno store, uno shop, come lo volete chiamare? Ah, anche una"bottega". All'interno prodotti con un bel packaging essenziale: conserve, frutta, verdura, pasta. Prezzi esorbitanti e provenienze solo in alcuni casi a km 0 (o a filiera corta).
Passando oltre, sono ritornata nel grosso cortile. Famiglie con bimbi piccoli e meno piccoli giocavano, al ristorante malgrado fossero le 15 passate c'erano tanti avventori, in giro tanti volantini su iniziative in corso, un po' di staccionate in legno e 4, dico 4 insalate piantate in un rettangolo dello spazio a disposizione. Un po' poco.

Sì bello lo spazio, il recupero della struttura, evviva non faranno un altro centro commerciale, però mi sembra una cosa radical chic milanese, che entusiasma un determinato tipo di target, con una bella confezione ma poca sostanza.

lunedì 4 giugno 2012

18 anni senza Massimo Troisi

Massimo Troisi non è mai morto. Rivedo lui, la sua simpatica amarezza, nei gesti (è il caso di dire proprio "gesti") e nelle parole di tutti i napoletani. I suoi film sono ancora tremendamente attuali e non è rado che spezzoni di interviste e riflessioni riprese dalla tv di un tempo vengano riproposte oggi, per dare una prospettiva, una chiave di lettura a quel che accade nel 2012.
Aveva poco più di 40 anni quando se ne è andato a causa di una malformazione cardiaca, il suo "testamento" è stato il film "Il postino" finito proprio poche ore prima che il suo cuore stanco lo abbandonasse. Non si può non rivedere quel fim e riconoscere nel suo viso scavato la sofferenza, e chiedersi: "perché non l'avete salvato? perché non avete fatto qualcosa?".
Massimo, lo chiamo così come un amico, appartiene a quella Napoli di cui sono fiera e orgogliosa. Quella Napoli malinconica che sa sempre trovare un modo di sorridere. Che è consapevole dei suoi guai ma non si prende troppo sul serio. Quella è la città di cui rivendico l'appartenenza tutti i giorni, una ricchezza immensa.



[Aggiornamento del 6 giugno 2012]

Ieri sera (5 giugno) è andato in onda uno speciale su Massimo Troisi dall'Auditorium Rai di Napoli (lo stesso di Lezioni di storia insomma). Per ricordarlo, per celebrarlo. A presentarlo l'amico di Massimo, Enzo Decaro che con lui e Lello Arena formava il terzetto de La smorfia. Sono intervenuti in molti: Massimo Ranieri, Alessandro Siani, Serena Autieri, Renato Scarpa, James Senese, Mariagrazia Cucinotta. Alcuni lo hanno fatto con un video, molti con una canzone, qualcuno con un testo di Massimo Troisi o un pensiero scritto per ricordarlo. Ho aspettato questa serata perchè ritengo giusto che di Troisi venga ravvivato il ricordo. Vorrei vedere più spesso i suoi film in onda, nei palinsesti della tv generalista e non.


[Aggiornamento del 7 giugno]

Eccolo puntuale Aldo Grasso sulla "serata Troisi". Lo aspettavo e già mentre guardavo la tv avevo una mezza idea di quello che ne avrebbe scritto. Nell'articolo la definisce "un'occasione persa" e sono d'accordo con lui sul fatto che per omaggiare Troisi (e qualsiasi altro artista) sarebbe meglio vedere le sue opere per intero o in ampi spezzoni. Lui lo ha definito uno spettacolo triste. Ha un po' ragione e un po' no, a parer mio. Non sono entusiasta del tributo - tardivo peraltro - a Massimo, ma è stato un modo per ricordarlo. E mi piace vederlo così seppur nei suoi eccessi. Mi piace anche pensare che in tanti avessimo nostalgia di Troisi, tanto da far registrare allo "spettacolo triste" il 14% di share.